PETROS “RADICI CELESTI” – PALAZZO BROLETTO COMO MARZO 2016
Petros “Radici Celesti” Palazzo Broletto Piazza Duomo Como
Il giornalista Antonio Ferrari inaugura con l’assessore del Comune di Como Luigi Cavadini la mostra Radici Celesti al Palazzo Broletto Como 05 Marzo 2016, sotto il patrocinio della Commissione Italiana dell’Unesco, e del Consolato Generale di Grecia.
…giacché noi siamo piante celesti e non terrestri, affondando le nostre radici della nostra testa proprio lassù da dove l’anima ha tratto la prima generazione, la parte divina tiene eretto l’interno nostro corpo …
Timeo, Platone
In mostra il più giovane dei surrealisti astratti che, insieme a Max Ernst, Victor Brauner, Sebastian Matta, hanno fatto parte della scuderia del gallerista Alexander Iolas già scopritore di Salvador Dalì, de Chirico e Magritte.
Innumerevoli i riconoscimenti a lui tributati, quali Secondo Premio, alla Biennale di Alessandria d’Egitto 1959, Primo Premio III Biennale di Montecarlo Principato di Monaco 1974, Grande Medaglia UNESCO Parigi e Accademico Tiberina Roma 1977, Gran Premio Xenios Zeus miglior artista greco all’estero e Premio d’Onore alla II Biennale Internazionale d’Arte di Malta 1991. Critici del calibro di Raffaele Carrieri, Vanni Scheiwiller, Roberto Sanesi, Vittorio Sgarbi gli hanno dedicato parole rilevanti.
Importante l’amicizia e la collaborazione artistica con il poeta greco Giannis Ritsos e con il premio Nobel Odisseo Elytis. Dopo un primo periodo definito “meccanico” dove congegni e macchinari rappresentavano l’aggressività del progresso tecnologico affascinante e divoratrice, la pittura di Petros si orienterà negli anni successivi verso una fluidità materica sempre in evoluzione.
Nella serie dei lavori “Radici Celesti” il Maestro, partendo dalla frase di Platone presente nell’opera Timeo : “…noi siamo piante celesti e non terrestri…” ,indaga attraverso il pensiero umano che ha radici nell’Universo, il silenzio cosmico della vita. Così la nascita, lo sviluppo e la capacità di trasformazione, di deformazione fino alla mortalità o alla trasfigurazione, sono affrontate con la consapevolezza di un uso del colore in grado di esaltare in modo emblematico il segno. “Io dipingo quello che non si vede, che non c’è in natura. Il cuore di una farfalla, un pezzo di spazio, il fondo degli abissi.” una delle sue frasi più celebri. Petros è stato dunque non solo poeta nel tratto, ma anche nella parola.
Read MoreMUSEO PETROS – PINACOTECA PERMANENTE DI TSEPELOVO
Museo Petros – Pinacoteca permanente di Tsepelovo
Realizzata nella città natale di Spiros Papavassiliou, padre del maestro Petros, la Pinacoteca permanente di Tsepelovo è diventata un’attrazione per tanti visitatori per l’area di Ioannina (Epiro), con la sua importante collezione di opere.
Il museo Petros, annunciato ufficialmente nel 2001, completato nel suo assetto definitivo con l’inaugurazione del 12 aprile 2007, si trova nello storico edificio che fu abitato dal poeta Ioannis Vilaras (1771 – 1823).
L’esposizione permanente comprende 18 opere, dislocate sui due piani della Palazzina Tsuflis (10 al piano superiore e 8 nel piano inferiore), donate dal maestro al luogo dal quale provengono le radici dei suoi antenati.
“Biologikos dialogos” 1998 olio su tela 100 x 80
Il mistero della germinazione e del formarsi degli degli enti del creato, viene affrontato in questo dipinto con un’ironia particolare. Le cellule sembrano stupirsi della loro stessa esistenza e del meccanismo preordinato e perfetto di cui fanno parte.
“Discesa nell’Ade 1989 olio su tela 200 x 138
Chiaro riferimento alla leggendaria discesa dell’Ade di Orfeo, per liberare la sposa Euridice. E’ noto che per gli antichi greci l’entrata dell’Ade si trova nel lago di Acherussia, formato dal fiume Acheronte, che scorre appunto nell’Epiro. Il racconto pittorico di Petros svela perchè, come diceva Eraclito, “la natura delle cose ama celarsi”.
Il fascino che ha sempre esercitato su Petros questa parte della Grecia, deriva dal suo carattere particolare e sorprendente: “foreste, picchi innevati, torrenti che tagliano gole profonde su cui i costruttori di Konitea hanno gettato i loro celebri ponti, lasciando un’impronta singolare anche nelle case dei villaggi, nelle chiese e nei monasteri, uniformati dalla pietra locale” (da Presentazione del Museo Petros a Tsepelovo – Settembre 2001 Ioannis Ferentinos)
PRESENTAZIONE MUSEO PETROS A TSEPELOVO
‘Anabasi’ & il titolo della grande mostra di Petros, che occupava i tre piani del Padiglione Delta nella Technopomlis di Atene, conclusasi nel 2001.
‘Anabasi’ nel senso di “ritorno”, di “risalita’ alle origini, alle sue origini greche.
Dal 1959 Petros infatti riesiede in Italia, prima ad Urbino e poi a Milano.
L’inaugurazione del ‘Museo Petros” a Tsepelovo,è il suggello più significativo di questo ritorno. Il padre di Petros è originario di Tsepelovo e qui egli sente le sue radici. A ciò si aggiunge il fascino che su Petros esercitano questi luoghi.
Una parte della Grecia con un suo carattere particolare e sorprendente: foreste, picchi innevati. torrenti che tagliano gole profonde, su cui i costruttori di Konitsa hanno gettato i loro celebri ponti, lasciando un’impronta singolare anche nelle case dei villaggi, nelle chiese e nei monasteri, uniformati dalla pietra locale. L’edificio che accoglie il Museo Petros rientra in questo genere architettonico, semplice e al tempo stesso aristocratico.
L’edificio è inoltre già famoso per essere stato la dimora del grande poeta dell’ottocento Joannis Vilaras che fu anche medico personale di Ali Pasha, quel discusso personaggio che riusci a diventare governatore di uno stato semi-indipendente dal Sultano Turco, con capitale Ioannina, dal 1787 al 1822, anno in cui venne assassinato.
La collezione delle opere esposte nel Museo,pur nei limiti dello spazio disponibile, offre una gamma variegata e esaustiva della produzione pittorica di Petros.
Composto principalmente negli anni ottanta e novanta, periodo particolarmente significativo e prolifico, ci consentono un’esplorazione nelle magiche visioni palpitanti di questo ‘ artista delle forme e della luce”, come bene fu definito dallo storico dell’arte Carlo Franza.
‘La posizione storica di Petros nel panorama internazionale è di tutto rilievo afferma ancora carlo Pranzascandita attraverso una serie di percorsi e di tappe significative che la bibliografia argomenta, partendo da quell’incontro con Alexander Iolas che gli fu amico e sostenitore, essendo il più importante mercante d’arte del mondo e avendo nella sua scuderia i maestri del surrealismo, ad iniziare da Max Ernst.
Petros fu amico di poeti come Ghiannis Ritsos . il premio Nobel Odisseo Elytis che gli hanno dedicato poesie e con i quali ha collaborato con cartelle di grafica,
Numerosi critici hanno rilevato una affinità tra l’arte di Petros e il pensiero dei filosofi presocratici. Scriveva Roberto Sanesi, scomparso lasciando un grande vuoto nel panorama artistico e letterario italiano:”Petros, pur nella sua sicura autonomia creativa, appartiene a una zona precisa del fare arte in piena e quasi panica accettazione dell’hasard come evento illuminante e decisivo, alla quale appartengono Max Ernst o Matta, Brauner o Lam; a quella zona del visionario più ancora che del surreale che ha lontanissime origini; e non ultima malgrado l’infiltrazione di concezioni moderne occidentali, non di tipo, ‘classico’ in senso stilistico. per esempio quella di una cultura greca presocratica,..’
In realtà non si può parlare di un’influenza del pensiero presocratico su Petros e nemmeno di una sua interpretazione di quel pensiero filosofico, ma piuttosto di un incontro di interessi, di uno stesso filone di ricerca: i grandi temi dell’origine’ dell’essere, del suo divenire e trasformarsi, della determinazione eterna di tutte le cose.
Sintetizzando, si può infatti affermare che la pittura di Petros con il suo costante dinamismo, e uno specchio in cui si riflette l’energia creatrice e trasformatrice dell’universo.
Tsepelovo Petros Museum 2012 Vernissage Meeting Milan
Read MoreI TRENTATRE’ OLI DEL PITTORE GRECO ISPIRATI AGLI AFFRESCHI DEL SACROMONTE DI OSSUCCIO
UN OMAGGIO DELL’ARTE CONTEMPORANEA ALL’ARTE DEL PASSATO
I soggetti dei trentatrè oli del pittore greco sono ispirati agli affreschi all’interno delle cappelle barocche del Sacromonte di Ossuccio: riprendono le opere di Gian Paolo Recchi, Carlo Gaffuri, Innocenzo Torriani e le sculture di Agostino Silva.
Donne addolorate – olio su tela – 1999
L’Assessorato al Comune di Ossuccio con la collaborazione della COMUNITA’ MONTANA LARIOINTELVESE ha realizzato il libro “IL SACROMONTE DI OSSUCCIO VISTO DA PETROS – Edizioni Salea – 2000 – Introduzione di Piera Gatta.
<<Il “bello eterno” una volta captato non appassisce. Ma occorre proteggerlo, tramandarlo>>
Leggi l’articolo “L’arte di Petros sfida il tempo” di Emanuele Caso
Cavaliere – olio su tela – 1999
Calvario – olio su tela – 1999
Incoronazione di spine – olio su tela – 1998
Torturatore – olio su tela – 1998
Incoronazione di spine – olio su tela – 1999
Pietro rinnega – olio su tela – 1999
Torturatore – olio su tela – 1999
Torturatore – olio su tela – 1999
Angeli musicanti – olio su tela – 1999
La flagellazione – olio su tela – 1998
Il tradimento di Giuda – olio su tela – 1999
Gesù adolescente – olio su tela – 1998
Pax in terra – olio su tela – 1998
Angeli musicanti – olio su tela – 1999
Angeli musicanti – olio su tela – 1998
Cavaliere – olio su tela – 1999
Ascensione – olio su tela – 1998
Maria addolorata – olio su tela – 1998
Spettatori – olio su tela – 1999
Donne addolorate – olio su tela – 1999
Soldato addormentato – olio su tela – 1999
Personaggi – olio su tela – 1999
Padre eterno – olio su tela – 1998
MOSTRA DI PETROS NELLA CHIESA ROMANICA SANTA MARIA MADDALENA DI OSSUCCIO GIUGNO 2000
Perché un pittore greco contemporaneo, Petros, impegnato di solito nei suoi grandi dipinti, a fermare l’energia creatrice e trasformatrice dell’universo, ha lasciato il suo linguaggio abituale, per riproporre alla nostra attenzione un altro linguaggio, appartenente addirittura ad artisti del diciassettesimo secolo?
Perché il “bello eterno” una volta captato non appassisce. Ma occorre proteggerlo, tramandarlo.
Grazie alla partecipazione di tante persone si è giunti alla realizzazione di questa piccola grande mostra che vuole essere un omaggio dell’arte contemporanea all’arte del passato.
Il protagonista assoluto a cui va il merito maggiore è Petros che con queste parole spiega il significato della mostra: “Ho guardato attentamente le opere di questi artisti del passato, che hanno operato nelle cappelle del Sacro Monte di Ossuccio, lo scultore Agostino Silva, i pittori Gian Paolo Recchi, Carlo Gaffuri e Innocenzo Torriani e le ho reinterpretate. Io credo di aver colto il loro messaggio ricco di umanità e perciò attuale. Inoltre la mostra può essere considerata una preparazione al pellegrinaggio al Sacro Monte e offre la possibilità di osservare alcuni particolari che dalle grate delle cappelle non si possono cogliere.”
La mostra ha luogo nella chiesetta romanica Santa Maria Maddalena di Ossuccio il cui celebre campanile è diventato uno dei simboli del lago. Questa insieme alla casa patronale dei conti Giovio, (oggi sede del comune) e al famoso edificio Hospitalis de Stabio, costituisce un complesso monumentale fra i più intatti e stupefacenti della nostra bella Italia.
La mostra è dunque anche un omaggio all’arte dei maestri Comacini che hanno lasciato le loro gloriose tracce oltre che sul Lario in tutta Italia e in Europa.
ll tema del pellegrinaggio è comune sia al medioevale Ospedaletto, concepito inizialmente come luogo di sosta e di ristoro per i pellegrini, che al secentesco Sacro Monte ideato insieme agli altri delle valli prealpine, come “alternativa” ai pellegrini nei luoghi santi della Palestina.
Costruiti quali baluardi per arginare la riforma protestante che scendeva dalle Alpi, allo scopo di avvicinare il tema religioso alla cultura dei pellegrini, in tutti i Sacri Monti, è stato usato l’espediente di descrivere, accanto ai fatti religiosi, episodi di vita quotidiana. La narrazione è divenuta pertanto anche ritratto della società contemporanea agli autori della narrazione stessa.
Petros che già nel 1994 aveva fissato in schizzi a china, immagini esterne delle Cappelle, raccolti poi in cartelle di litografie, ci presenta ora 33 piccoli olii. 33 erano gli anni di Gesù Cristo.
Due pezzi si riferiscono all’infanzia e all’adolescenza di Gesù, diciotto a scene del Calvario, quattro agli angeli in scultura, tre all’ascensione e trascendenza, sei agli affreschi.
Si tratta quindi di una sintesi abbastanza esaustiva delle rappresentazioni plastico-pittoriche contenute nelle Cappelle. E se di re-interpretazione si tratta e non di copia fedele, (che è compito della riproduzione fotografica) va detto che il messaggio degli artisti del XVII secolo ci è giunto chiaro e inalterato. I pezzi più significativi ci sembrano quelli che riproducono la passione di Gesù e di Maria, pregni come sono di forza drammatica, e di alto livello compositivo.
Anche gli olii che rappresentano i testimoni della tragedia, siano essi torturatori o semplici spettatori occasionali, sono notevoli nella fattura, nell’impulso del movimento, nell’intensità delle espressioni.
Fra le riproduzioni degli affreschi, quella di Innocenzo Torriani e quella di Carlo Gaffuri, restituiscono appieno la maestria dell’impianto volumetrico e l’atmosfera dell’evento che sta per verificarsi, e quelle di Gian Paolo Recchi, l’eleganza dei suoi angeli musicanti, così ben “sistemati” tra le nuvole.
Questi dipinti di Petros sono stati eseguiti tutti nel 1998 e nel 1999 e si tratta ora di un capitolo chiuso, perché ha ripreso a lavorare sui suoi grandi olii e sulle sue raffinate tecniche miste.
Ha voluto dimostrare la sua abilità nell’affrontare anche la pittura figurativa?
Al di là della rappresentazione figurativa, ciò che accumuna tutte le opere di Petros è l’energia in esse contenute, il palpito della vita. Per questo l’artista è definito “creatore”, perché creatore di vita.
Maggio 2000 Piera Gatta
Read MoreMOSTRA ART-ACTION “OMAGGIO AL MAESTRO PETROS” MARZO 2018
Inaugurata in data 24 Marzo 2018 presso lo spazio ART-ACTION la mostra “Omaggio a Petros”, sotto il patrocinio del Comune di Bresso. La Galleria d’Arte “più piccola del mondo” espone in anteprima 25 opere della collezione Donati, fra le quali: una prima versione di medie dimensioni dell’opera “Ta panta Rei” (olio su tela 74 x 67 che ha ispirato il grande dipinto omonimo conservato all’Hospitalis di Ossuccio), “Museo Immaginario” in omaggio al poeta premio Nobel della poesia greca Odisseo Elytis, “Ultima Spiaggia II” e “Nascita del rizoma”. L’intervento introduttivo alla mostra è stato curato da Piera Gatta, moglie del maestro Petros.
Approfondimenti sul grande di pinto “Ta panta Rei”
Approfondimenti Petros e i poeti greci Elytis e Ritsos
Link Articolo “ZonaNove” Petros Aprile 2018
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OMAGGIO A PLATONE “DIALOGHI DI PLATONE”
Petros ha dedicato a Platone diverse opere fra le quali la grande opera olio su tela “Dialoghi di Platone” (Fedone) e il ciclo di opere Radici Celesti (Timeo).
DIALOGHI DI PLATONE – FEDONE: L’ IMMORTALITA’ DEL’ANIMA
<<Il metodo “sincronico” è ben visibile anche nel quadro “I dialoghi di Platone”. Qui, come in altre sue opere, Petros si avvale di una tecnica – l’inserzione di versi o di passi nella sintesi pittorica – usata sì da alcune avanguardie del Novecento (i surrealisti, per esempio o i dadaisti), ma che ha origine nel mondo antico, nelle iscrizioni dei nomi che sulle pitture vascolari indicavano i personaggi rappresentati. Non solo: nel caso dei “Dialoghi di Platone”, Petros inserisce (spingendo i limiti della contaminazione tra le arti ancora più in là dei surrealisti) una lunga citazione, un passo del Fedone, nel quale Socrate, in procinto di morire, discute con i suoi discepoli (la crème della cultura greca di allora) sul destino e sulla natura dell’anima. La lunga citazione è una guida alla comprensione del quadro, una “didascalia” scenica, per usare una terminologia teatrale, che ci fa capire che la pittura diventa filosofia e la filosofia, oltre che nel dialogo, si può sostanziare nel disegno e nel colore. Pittura e filosofia platonica, aristotelica, presocratica: a tutti Petros ha dedicato un ciclo pittorico>>.
Massimo Cazzulo
Argomento centrale del Fedone di Platone è l’immortalità dell’anima. Socrate, accusato di empietà e corruzione dei giovani, venne condannato a morte. Fedone, allievo che fu presente alla sua morte, racconta le ultime ore del maestro dedicate alla filosofia. Filosofia, che in ultima analisi, spiega Socrate agli attoniti discepoli, è proprio una lunga preparazione alla morte, che è la liberazione dell’anima immortale dal carcere del corpo. Centro del dialogo è la dimostrazione dell’immortalità dell’anima, sviluppata con una serie di prove che culminano nel cuore stesso della filosofia platonica: il mondo delle idee.
FEDONE
E l’anima, allora, l’elemento invisibile, l’elemento che se ne va via in un altro luogo affatto simile ad essa, in un luogo nobile e puro e invisibile (nella casa dell’invisibile propriamente detto), presso il dio buono e saggio” , laddove, se il dio voglia, fra poco dovrà andare anche la mia anima; ebbene, quest’ anima che, in noi, è cosiffatta ed ha tale natura, nel momento che si stacca dal corpo, ecco che subito si è dileguata e distrutta, come dicono la maggior parte degli uomini? Da questo è molto lontana, mio caro Cebete e mio caro Simmia; al contrario è molto più probabile che la cosa stia così. Se l’anima si allontana pura dal corpo, senza trarne nulla con sé, come quella che durante la vita nulla ebbe in comune con esso di sua volontà, e anzi cercava di fuggirlo e di rimanere tutta raccolta in se stessa, dal momento che a questo sempre si esercitava e questo non significa altro che essa praticava rettamente la filosofia e che, realmente, si esercitava ad accettare senza difficoltà la morte”; 0 non sarebbe questo che chiamiamo un esercitarsi alla morte?
-Senz’alcun dubbio.
– Ebbene, poiché tale è l’anima, non se ne andrà essa a ciò che è ad essa simile, all’invisibile, a ciò che è divino immortale e saggio, dove giunta le sarà dato di essere felice, liberata dal vagare e da stoltezza e da paure e da passioni selvagge e dagli altri mali umani?
PLATONE TIMEO: LE RADICI CELESTI
Ciclo di opere, che hanno dato il titolo alla mostra che si è tenuta al Palazzo Broletto di Como nel 2016, sono dedicate al Timeo di Platone.
Petros rimase folgorato dalla frase del Timeo di Platone: << … quella specie di anima che è in noi … risiede nella parte superiore del nostro corpo … giacché noi siamo piante celesti e non terrestri …>>. In queste opere contrassegnate da misteriose forme stimolate da trasparenti vibrazioni luminose, Petros intendeva rappresentare il mondo delle idee che continuano a balenare nel cervello dell’uomo insieme a ricordi, ansie, speranze, domande senza risposte. Nel gioco appassionante dell’<<esistere>> unito all’appassionante della ricerca dell’ <<essere>>.
Piera Gatta
Gallery -Petros Radici Celesti
Argomento centrale del Fedone di Platone è l’immortalità dell’anima.
Socrate, accusato di empietà e corruzione dei giovani, venne condannato a morte. Fedone, allievo che fu presente alla sua morte, racconta le ultime ore del maestro dedicate alla filosofia.
Filosofia, che in ultima analisi, spiega Socrate agli attoniti discepoli, è proprio una lunga preparazione alla morte, che è la liberazione dell’anima immortale dal carcere del corpo.
Centro del dialogo è la dimostrazione dell’immortalità dell’anima, sviluppata con una serie di prove che culminano nel cuore stesso della filosofia platonica: il mondo delle idee.
Fedone <<Ebbene, poiché tale è l’anima, non se ne andrà essa a ciò che è ad essa simile, all’invisibile, a ciò che è divino e immortale e saggio, dove giunta le sarà dato di essere felice, liberata dal vagare e da stoltezza e da paure e da passioni selvagge e dagli altri mali umani>>
Echecrate, membro della scuola pitagorica di Fliunte, chiede a Fedone di narrare a lui e ai suoi allievi le ultime ore di Socrate, poiché le notizie giunte da Atene al riguardo sono poche e vaghe. Dopo un mese di prigionia, è infine giunto per Socrate il giorno dell’esecuzione, momento per lungo tempo rimandato, poiché dovevano far ritorno le navi che ogni anno venivano mandate a Delo in onore di Apollo, per ringraziarlo di aver aiutato Teseo a liberare Atene dal pericolo del Minotauro.
Socrate inizia a discutere della propria condizione di condannato a morte con quelli che saranno i suoi interlocutori nel dialogo: i tebani Simmia e Cebète, allievi del pitagorico Filolao. Socrate afferma infatti che la sua condizione non è affatto da compiangere, poiché qualsiasi filosofo, in quanto tale, desidera morire; ciò non significa, però, che la morte debba essere ricercata attraverso il suicidio, perché sarebbe un atto empio. L’apparente contraddizione che si viene a creare si scioglie nel momento in cui Socrate prende in esame il fatto che, come affermano certi misteri, il corpo è come un carcere, da cui non possiamo liberarci di nostra iniziativa: gli uomini sono infatti proprietà degli dèi, e sarebbe un gesto oltremodo empio togliersi la vita senza che essi lo abbiano ordinato apertamente (62a-c). Cebète tuttavia obietta a Socrate che, se gli uomini si trovano veramente nelle mani di padroni così buoni e savi come sono gli dèi, non vi sarebbe alcun motivo di desiderare la morte. A tali parole, Socrate risponde enunciando quello che sarà il fine del dialogo: il filosofo, quasi tenesse una seconda apologia, tenterà di dimostrare che nulla di male può accadere all’uomo buono né in vita né in morte, e che anzi, anche dopo la morte l’anima continuerà ad esistere, sempre protetta da divinità benevole (63b-c).
Continuando nella risoluzione del precedente paradosso, la morte è intesa come separazione dell’anima dal corpo. Il filosofo non si cura del corpo e dei suoi piaceri, ma ambisce al perfetto sapere, che appartiene solo all’anima. La morte, dunque, in quanto liberazione dal corpo, è una purificazione per l’anima; la vita del filosofo sarà allora un continuo esercizio di preparazione alla morte (64a-68b). In questo senso solo i filosofi sono coraggiosi e temperanti, mentre gli altri uomini, paradossalmente, lo sono per paura e intemperanza: la virtù infatti necessita la vera conoscenza e la purificazione da ogni altra passione, il che è prerogativa del filosofo, non dell’uomo comune (68b-69e).
Con questa prima dimostrazione generale si conclude quella che è la prima parte del dialogo.
La dottrina dell’anima-armonia
La terza parte del dialogo inizia con un momento di stallo. Socrate e gli allievi rimangono in silenzio a riflettere su quanto appena detto, mentre Simmia e Cebète restano discosti a parlare tra di loro. Interrogati da Socrate, i due tebani affermano di non essere ancora del tutto persuasi e di avere altri dubbi circa l’effettiva immortalità delle anime. Per tale motivo, propongono a Socrate altre due obiezioni. Simmia afferma che il ragionamento proposto in precedenza si adatta anche all’idea che l’anima sia simile a un accordo musicale: come l’accordo è prodotto da uno strumento e non gli sopravvive una volta che lo strumento è rotto, allo stesso modo l’anima potrebbe essere un prodotto del corpo e dissolversi con esso. Cebète invece propone un’analogia con un tessitore di mantelli il quale, dopo aver fabbricato e usurato vari mantelli nel corso della propria vita, alla fine muore prima di aver consumato anche l’ultimo: non può essere allora che anche l’anima, dopo aver vissuto varie vite, alla fine si dissolva e muoia come il tessitore?
Socrate accetta queste due ultime obiezioni, ribadendo che dovrà rispondervi subito, poiché in futuro non ne avrà più l’opportunità. Anzitutto, si sofferma su quanto detto da Simmia. Il filosofo tebano ha riproposto una teoria di origine pitagorica, la dottrina dell’anima-armonia: poiché infatti, dice Simmia, il corpo è l’unione ben temperata di caldo e freddo, umido e secco, e via dicendo, è possibile pensare che l’anima sia l’accordo che armonizza questi elementi – e che quindi, come qualsiasi armonia, essa scompaia con la scomparsa del corpo (85e-86d).
Dopo aver richiamato l’attenzione su alcuni punti condivisi delle precedenti dimostrazioni, Socrate obbietta a Simmia che l’anima non può essere paragonata ad un accordo poiché, mentre l’anima governa il corpo e ne regola le passioni, l’armonia di uno strumento non può governare lo strumento stesso; al contrario, subisce delle modificazioni a seconda di quelle cui va incontro lo strumento (92e4-93a7). Il tebano, accettando allora la dottrina della reminiscenza, deve rifiutare quella dell’anima-armonia (94b-e). Inoltre, se tutte le anime fossero armonie, dovrebbero essere tutte uguali – mentre sono diverse – e dovrebbero sottostare ai desideri dei corpi, in quanto loro prodotti – mentre si è detto che avviene l’esatto contrario (93a-95a).
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ROBERTO BINETTI COMPONE “OMAGGIO A PETROS” E “ANABASI”
Note che si rincorrono e si sostituiscono fino a completarsi in un intimo affresco
Il pianista e compositore Roberto Binetti dedica la sua nuova composizione “Omaggio a Petros”, in occasione della mostra “Radici Celesti”, inaugurata il 5 Marzo 2016 al Palazzo Broletto di Como. e “Anabasi “ in occasione della mostra “Anabasi omaggio ai filosofi e poeti greci ” inaugurata il 6 maggio 2017 a Milano presso lo spazio INAHUB.
<<Mentre osservavo i dipinti dei presocratici mi sono sentito attrarre dalle atmosfere di Petros e ho creato un arrangiamento orchestrale per enfatizzare i colori ed i vari piani pittorici che vedo nelle sue opere>>
Spinto dall’emozione che ogni genere musicale può offrire, dalla musica classica ai concerti jazz-fusion alla composizione di musiche per spettacoli teatrali, è autore, arrangiatore e produttore di musiche originali che hanno trovato una splendida sintesi nel recente concerto “Universo Fantasia”, tenuto al Magazzino Musica di Milano il 25 febbraio 2016.
<<Il tema è un’idea che prende forma l’improvvisazione è uno stato dell’animo le mie note nascono dall’unione di questi due elementi della musica, che si rincorrono e si sostituiscono fino a completarsi in un intimo affresco.
Dedicato a chi si emoziona con gli occhi chiusi>>
Roberto Binetti
Roberto Binetti durante l’inaugurazione “Petros a Villa Leoni” Ossuccio (CO) suona in anteprima la sua composizione “Omaggio a Petros”, scritta in occasione della mostra “Radici Celesti” al Palazzo Broletto di Como.
Inaugurazione Petros a Villa Leoni 15 ottobre 2016 – da sinistra: Massimo Cazzulo, Aldo Pirola, Alex Papavassiliou (Associazione Filoellenica Lombarda), Console Generale Consolato Greco di Milano Athanasios B. Kotsionis con signora, ed il maestro Roberto Binetti.
Buon ascolto “Omaggio a Petros”
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