Posted by on Set 5, 2018 in Press | Commenti disabilitati su PETROS GIORNATE ELLENICHE 2018 – CREMONA E MILANO 11-14 OTTOBRE

PETROS GIORNATE ELLENICHE 2018 – CREMONA E MILANO 11-14 OTTOBRE

MOSTRA PETROS  “ARCHE’ GIORNATE ELLENICHE 2018”- PALAZZO SPERLARI A.D.A.F.A. VIA PALESTRO 32 CREMONA  (mar-dom dalle 15 alle 19 fino al 25 ottobre)

Dal 11 al 14 ottobre si sono tenute a Cremona e Milano le “Giornate Elleniche 2018”, quattro giorni di studi e di spettacoli dedicati alla Grecia e alla sua cultura letteraria, teatrale, cinematografica e pittorica.  La mostra di Petros “Archè” ha aperto le Giornate Elleniche il giorno 11 ottobre presso Palazzo Sperlari di Cremona.

Hanno partecipato e sono intervenuti all’evento:

  • il Presidente della Comunità Greca di Brescia e Cremona Kostandinos Buzalis
  • il Presidente della Società Filellenica Lombarda Massimo Cazzulo
  • il Delegato per le Relazioni interbibliotecarie italiane ed estere, assessorato alla Cultura, Segretario della Associazione Filoellenica Lombarda Aldo Pirola
  • il Presidente della Società Filellenica Italiana Marco Galdi
  • il Console Onorario di Grecia a Milano dottor Nicolaos Sakkaris
  • la critica d’arte Tiziana Cordani, che introdotto e commentato le opere, curatrice artistica della mostra insieme a Piera Gatta e Alex Papavassiliou
  • il pianista compositore Roberto Binetti, che ha suonato “Omaggio a Petros” e “Anabasis”
  • l’attrice Alessandra Salamida, che ha recitato alcune poesie di Ritsos ed Elytis;
  • il Prof. Emilio Giazzi dall’Università Cattolica di Brescia che è intervenuto su “Studi greci a Cremona dall’Umanesimo a oggi”; 

L’organizzazione degli eventi è stata possibile grazie alla stretta collaborazione fra la Società Filellenica Lombarda, il Comune di Milano (attraverso l’Assessore alla Cultura, dottor Filippo Del Corno), il Consolato Onorario di Grecia a Milano (attraverso il Console Onorario, dottor Nicolaos Sakkaris), la Comunità Ellenica di Milano (attraverso la sua Presidente, dottoressa Sofia Zefiropulu), del Comune di Cremona e della Comunità Greca di Brescia e Cremona (attraverso il suo Presidente, dottor Kostandinos Buzalis).

 

Kostantinos Buzalis con Emilio Giazzi  e Aldo Pirola presso l’Atelier del maestro Petros

 

INTERVISTA TV CREMONA 1  MOSTRA DI PETROS CREMONA PALAZZO SPERLARI 2018

Vedi l’intervista a Tiziana Cordani 10 ottobre 2018 (dal minuto 38:40)

 

La pittura di Petros, fra filosofia, colori, forme e poesia

Introduzione alla mostra di Massimo Cazzulo (Presidente Società Filellenica Lombarda)

Un approccio “consapevole” con l’arte di Petros (Papavassiliou) determina due reazioni emotive: chi possiede solida cultura pittorica riconoscerà probabilmente in quelle figure teriomorfe, in quei grovigli di forme colorate che si aggrappano alla tela con la forza della loro matericità o in quelle figura a metà fra una statua antica e un “manichino metafisico” le suggestioni di Wilfredo Lam, di Roberto Matta, di Giorgio De Chirico (spesso alluso e/o citato anche nei titoli) e, forse, coglierà in controluce elementi riconducibili alle fantasie del fiammingo Jeronimus Bosh o, andando ancora più in là, troverà elementi in comune con il surrealismo ellenico di Nikos Engonòpulos (a sua volta influenzato da De Chirico).  

Coloro, invece, che hanno una formazione prevalentemente filosofico-letteraria andranno subito con la mente alla pittura vascolare micenea, agli intrichi ittiomorfi che si avvinghiano sulla superficie dei vasi e delle coppe. Ma soprattutto individueranno fin dai primi sguardi i profondi richiami e le reiterate allusioni alla filosofia e al mito antico.

Entrambe le impressioni sono corrette e colgono le due componenti di una dialettica che percorre l’intera produzione di Petros, al di là delle trasformazioni superficiali e delle evoluzioni tecniche che hanno accompagnato una carriera lunga e sempre in cerca di nuove forme di espressione.

L’arte di Petros si fonda, infatti, su un dialogo ininterrotto con la cultura greca e in modo particolare con la sua dimensione mitologica e filosofica.

D’altro canto, Mythos e Logos sono i poli che per secoli hanno determinato l’orbita della civiltà greca. Non due momenti storicamente distinti e corrispondenti ad una fase “ingenua” alla quale subentrò via via una visione laica e scientifica della realtà, ma due momenti sempre legati fra loro, perché destinati a due rappresentazioni della realtà diverse ma complementari: l’una per immagini, l’altra per concetti.

Anche nella pittura di Petros i due momenti sono perfettamente fusi. Lo testimoniano sia i titoli dei cicli e delle singole opere sia la presenza all’interno dei quadri di citazioni verbali dai maggiori filosofi o poeti greci: dai Presocratici a Platone ed Aristotele, da Esiodo a Saffo e a Pindaro, fino ai moderni Ritsos ed Elytis, due poeti che, non a caso, hanno a loro volta “dialogato” con l’arte di Petros, scrivendo poesie di accompagnamento ai suoi quadri o dandogli materia per l’ispirazione figurativa.

Petros mostra un interesse particolare per la filosofia: si comincia con “Presocratici” (anni ’80): il tema di fondo è la continua metamorfosi, l’impercettibile ma incessante trasformazione che conduce tutti gli esseri viventi dalla vita alla morte. L’opera emblematica è l’eraclitea “Panta rei”, monito eterno a non considerare nulla come definitivo, e a riconoscere che la mutazione è il principio cosmico al quale tutto si adegua; ma in questi quadri c’è anche la filosofia di Parmenide, con la dialettica essere/non essere, che possiamo anche leggere come l’eterna dialettica vita/morte.

Troviamo poi il ciclo di Entelechia (anni 2000) il cui titolo allude ad uno dei termini più importanti della filosofia aristotelica l’ ἐντελέχεια: tutte le creature viventi sono cioè un insieme (sinolo) di materia e di forma, ma mentre la materia è “potenza”, la forma è “entelechia” cioè “atto. Così, l’anima è “entelechia” di un corpo che ha la vita in potenza. Con ciò – e forse questo non è senza influsso sulla successione cronologica dei due cicli pittorici – Aristotele unificava il dualismo platonico anima-corpo (entità inconciliabili), e il principio presocratico che identificava la “ψυχή” con un principio fisico, intrinsecamente unita al corpo.

Fra i quadri di questo ciclo, merita, secondo me, una particolare attenzione “I poeti”, soprattutto per il cartiglio che leggiamo sopra le figure: “ο ποιητής κρατάει το κλειδί της ευτυχίας” (“il poeta tiene le chiavi della felicità”): il connubio disegno-parola, caro anche ai surrealisti, sottolinea, io credo, la fiducia di Petros nell’indissolubile legame che unisce poesia e pittura e che egli stesso sperimenta sia quando, lasciati i colori e i pennelli, si dedica a scrivere versi sia quando collabora con alcuni poeti per “completare” le sue mostre. Come scrisse Vanni Scheiwiller “la poesia in Petros viene prima di ogni tecnica e di ogni mestiere: è pittore dell’interiorità, della visceralità del mondo, come aveva vaticinato un poeta a lui sodale, Ghiannis Ritsos, nella poesia “Pittura” dedicata all’arte di Petros: L’arte della pittura/ è/ una finestra aperta sull’interiorità de mondo”.

Seguono, in ordine di tempo, “Omaggio a De Chirico” (2005), “Le Cariatidi” (2009-10) – un viaggio nella Grecia attraverso uno dei grandi simboli della sua architettura -, le “Le radici celesti” (2013-14), ciclo che ci porta direttamente a contatto col mondo platonico, come esplicitamente dichiarato dalla citazione dal Timeo: “Poiché noi siamo piante celesti, non terrestri e le radici della nostra testa affondano lassù da dove l’anima ha tratto la prima generazione…”.

              Accanto alla filosofia c’è la poesia. Non si tratta solo di citazionismo o di reminiscenze. C’è qualcosa di più profondo; si avverte la ricerca del punto in cui la parola e la forma/colore s’incontrano per esprimere una realtà nuova. Il pittore e il poeta ricercano la verità profonda dietro la verità di convenzione: è quella che Odysseas Elytis chiama “la mandorla del mondo”, e che dice essere “nascosta in profondità, intatta al morso”; è il tuffo nella “trasparenza” che, partendo da una reminiscenza platonica (sineddoche della tradizione culturale greca), ti porta a contatto con una realtà inattesa che purifica la memoria (Elytis, “Delos”);  ma è anche, la “Finestra”, dalla quale Elytis vede la “Quinta stagione” che sublima le altre quattro, fisiche, e attraverso la quale Ghiannis Ritsos guarda ciò che si muove dietro il mondo reale.

Proprio Ritsos gli dedicò anche una poesia che è al tempo stesso un riconoscimento del ruolo di Petros nella pittura greca e un inno alla sua arte:

L’arte della pittura / è / una finestra aperta / sull’interiorità del mondo / Il grande bianco / il grande nero / si dissolvono reciprocamente, / si compongono / in un crepuscolo grigio / o in un’aurora / cancellando la superbia / dei colori esibizionisti / in una riflessiva unità / di uomini e di cose. / / E questa prima mela / abbandonata / su un letto di ferro / è una mano femminile, / rosata e pallida, / lievemente stretta – / tiene qualcosa / forse una chiave / o un chiodo / o una carezza. / / Naturalmente ci appartiene. / Amore e lotta” (Atene, 12-12-1980: trad. N. Crocetti).

       Ritsos ed Elytis, due dei maggiori poeti del Novecento europeo hanno visto nella pittura di Petros un’estensione della loro idea di poesia e di realtà; una proiezione nei territori dove le leggi della materia destinata a perire sono sostituite da quelle di un’antimateria che non conosce la morte o la corruzione (Elytis) o una rappresentazione delle paure e delle speranze che si depositano nell’inconscio, creando sogni e incubi (Ritsos).

Il desiderio di abbattere il diaframma che ci impedisce di vedere la dimensione onirica dell’esistenza; la determinazione a ricostruire la realtà secondo le leggi dell’inconscio è stata coniugata dai surrealisti greci con l’esigenza di rispettare la loro tradizione culturale. Secondo Elitis, anzi, fu proprio il Surrealismo a permettere a lui e alla sua generazione (ancora un punto di riferimento per il panorama poetico greco) di vedere per la prima volta “il vero volto della Grecia”, sommerso dagli orpelli del razionalismo occidentale di stampo cartesiano. Aderire al Surrealismo significava, pertanto, andare alla ricerca della vera Grecia, non di quella costruita a tavolino dagli studiosi; significava, per usare una sua bellissima immagine “tuffarsi nella trasparenza”.

Un cordiale saluto

Società Filellenica Lombarda

Il Presidente
Massimo Cazzulo

Le Giornate Elleniche

Nate cinque anni fa, da un’idea del Presidente della Società Filellenica Nazionale, professor Marco Galdi, le “Giornate” escono quest’anno per la prima volta della Magna Grecia, per “avventurarsi” nel profondo Nord. D’altro canto, Milano (“ultimo baluardo prima dei barbari”, come scrisse lo storico bizantino Procopio di Cesarea), se non possiede né le affascinanti vestigia delle città magnogreche né i loro mitici fondatori, vanta una lunghissima tradizione di studi classici, risalente almeno al primo Quattrocento, epoca in cui la città, in piena fioritura culturale, fu scelta come dimora da alcuni celebri umanisti, che contribuirono a renderla uno dei centri più importanti dell’Umanesimo italiano.
Per sottolineare questa antica tradizione, la prima delle tre “Giornate” sarà dedicata alle Istituzioni Accademiche milanesi e lombarde (Università Statale, Università Cattolica, Università di Pavia), agli Enti (Biblioteca Ambrosiana) e agli studiosi che l’hanno arricchita nel tempo con la loro attività scientifica, divulgativa e conservativa.

Nell’organizzare il programma 2018 abbiamo cercato di diversificare gli argomenti, e di equilibrare le esigenze della acribia scientifica con quelle della divulgazione. Lo spirito delle “Giornate Elleniche” è infatti quello diffondere la cultura greca, anche – e direi soprattutto – fra le persone che non se ne occupano professionalmente e che, magari, per avere studiato il greco classico al Liceo, sentono il desiderio di (ri)-avvicinarsi a questo mondo, scoprendone non solo il versante classico ma anche la vivacità e la modernità. Proprio per questo motivo, abbiamo voluto dare centralità alla “Grecia moderna” (come viene definita con approssimazione) mettendo in luce come la continuità storica, linguistica e culturale con il mondo classico, per quanto indiscutibile, non deve, tuttavia, oscurare gli elementi di rottura, di novità, di originalità. Ci siamo, cioè, impegnati, per dirla con una metafora, a dimostrare che i Greci (siano scrittori, poeti, pittori, musicisti) hanno sì il privilegio di vedere molto lontano, ergendosi sulle spalle dei loro giganteschi antenati, ma hanno anche avuto il coraggio e la forza di scendere da quelle spalle, per vedere con occhi propri e creare, così, qualcosa di attuale, perfettamente integrato nel flusso culturale del XX e del primo XXI secolo.
Per realizzare il programma è stata essenziale la preziosa adesione di docenti universitari e di esperti. Li ringraziamo tutti, ma permettetemi di ringraziare nominatim il professor Paolo Cesaretti, la professoressa Elisabetta Matelli e la professoressa Edi Minguzzi, che hanno avuto un ruolo fondamentale nell’unire il mondo accademico a quello della Filellenica e che sono diventati ormai parte integrante (e insostituibile) di essa.
Un grazie di cuore va anche alla redazione di Periptero che è diventato col tempo un collaboratore prezioso, con le sue pubblicazioni di eccellente livello.

Il Presidente della Società Filellenica Italiana Marco Galdi (al centro) con Alex Papavassiliou, Kostandinos Buzalis, Nicolaos Sakkaris e Aldo Pirola (da sinstra)

PETROS VISTO DA MARIA RITA BATTAGLIA: “IL CERCHIO DELLA VITA” COMMENTO ESTEMPORANEO DI UN QUADRO DI PETROS

Scarica il  COMMENTO ESTEMPORANEO DI UN QUADRO – PETROS VISTO DA MARIA RITA BATTAGLIA 

 

ARTICOLI DELLA PRECEDENTE MOSTRA DI PETROS CREMONA PALAZZO SPERLARI 2001