PETROS PRESOCRATICI

“Ogni opera di Petros è una gigantografia del microcosmo visto attraverso il microscopio di sensi e di sensibilità, di curiosità e di stupore, ma sopratutto, con amore”.

I problemi attuali sono tutti nella pittura di Petros: la tecnologia inarrestabile che affascina e divora, la deturpazione di aria, terre, acqua, gli obbrobri urbanistici, l’incalzare invadente del consumismo, i diritti sociali abbozzati e già deformati … e allora perché questa serie di opere dedicate ai filosofi presocratici ?
“Perché il mistero dell’ archì, del principio, è un problema sempre attuale – dice Petros – come l’energia della determinazione eterna di tutte le cose. Mi è piaciuto chiudere temporaneamente porte e finestre, lasciare al di fuori i problemi urgenti e inventarmi un silenzio per riascoltare le voci dei miei padri, frammenti di voci che giungono al di là dei secoli. Siano esse farneticazioni o bagliori di verità , meritano l’attenzione che i posteri hanno loro consacrato, perché hanno osato affrontare il problema urgente per eccellenza e mai risolto : il problema del tutto, dell’inizio, del significato della vita .”
Non è corretto parlare di un’influenza dei presocratici sulla pittura di Petros, e nemmeno di una interpretazione dei presocratici da parte sua , ma piuttosto di uno stesso filone di ricerca i grandi temi dell’essere, del divenire, del principio.

Petros e i Presocratici iniziamo dunque questo affascinante percorso nella pittura di Petros e nel pensiero presocratico …

TALETE 

                                                                        “L’acqua di Talete”

Per primo affermò l’esistenza di un principio unico, causa di tutte le cose. Il principio-acqua, “una realtà che permane identica, nel tramutarsi, da cui derivano originariamente e in cui si risolvono tutti gli esseri”.

                                                                                     “Talete” 

ANASSIMANDRO

                                                                     “Anassimandro”

Anassimandro discepolo di Talete, dichiara che l’infinito è il principio ed elemento delle cose che sono . Egli afferma che il principio non è acqua né alcun altro dei cosiddetti elementi, bensì, una certa natura infinita differente, da cui sorgono tutti i cieli e i mondi esistenti. “Le cose nascono dall’infinito per una separazione o un distacco dei contrari (caldo-freddo, secco-umido) dal principio uno, a causa di un movimento eterno”.

ORFEO

Forme colorate, avviluppate in una cornice scura sembrano attendere. Ci guidano le scritte greche nel dipinto “soma”, “sima”. Secondo la dottrina orfica, tramandataci da Platone nel “Cratilo”, l’anima è rinchiusa nel corpo “soma” come in una tomba “sima”. Il corpo è visto come un carcere e luogo di punizione dell’anima, la quale deve purificarsi e liberare quell’elemento divino che essa contiene. Dice l’altra scritta greca nel dipinto: ” da uomo sei diventato dio”. Il fulcro della fede orfica è il concetto della divinità dell’anima. In centro al quadro domina l’occhio della giustizia . Riferisce Demostene: “Orfeo, dice che l’inflessibile e veneranda giustizia è seduta presso il trono di Zeus a vigilare tutto quanto concerne gli uomini.”.

ESIODO

 Nel centro domina la scritta : “Così dissero le figlie del grande Zeus, abili nel parlare”. Esiodo immagina infatti, nel proemio della “Teogonia” di avere avuto ai piedi dell’Elicona, in Beozia, una visione delle Muse e di aver ricevuto da esse la rivelazione della verità, di cui egli si fa aedo.
Il dipinto dedicato ad Esiodo sintetizza la truculenta storia dell’origine degli dei e di potenze divine che si contrappongono e si superano. Immagini di forze e di controforze. La falce sulla destra è un chiaro riferimento al cruento racconto della castrazione di Urano da parte del figlio Crono. “Venne, portando la notte, il grande Urano e attorno a Gea desideroso d’amore, incombette… ma dall’agguato il figlio si sporse con la mano sinistra e con la destra prese la falce terribile, grande, dai denti aguzzi, e i genitali del padre con forza tagliò e poi via li gettò: ma non fuggirono invano dalla sua mano; infatti quante gocce sprizzarono cruente, tutte le accolse Gea e nel volgere degli anni generò le Erinni potenti e i grandi Giganti…”

ANASSIMENE

Le parole di Anassimene, riportate nel dipinto, dicono: “e rarefacendosi l’aria diventa fuoco; condensandosi, invece, vento: in seguito nuvola: poi quando si condensa ancora di più, acqua: quindi, terra: quindi, pietra; e le altre cose sorgono da queste”.

Pitagora “Grande è la potenza del numero – diceva Pitagora – e tutto opera e compie, principio e guida della vita divina e di quella umana…Senza questa tutto sarebbe indeterminato, incerto, oscuro… Ciascuna parte si inserisce nel tutto al momento giusto, secondo le leggi dell’armonia… La virtù è armonia, e così la salute, il bene, Dio; il tutto, insomma, è composto secondo armonia”.

ERACLITO

L’inafferrabiltà dell’essere nel suo inarrestabile divenire è il tema dominante di Eraclito. L’essere che insieme non è, nel suo continuo mutamento. Ed è anche uno dei temi dominanti della pittura di Petros, quando addensa stralci di quotidianità in trasformazione o quando si avventura nell’oscuro mare della psiche. “Per quanto tu cammini – diceva Eraclito – mai potrai trovare i confini della tua anima…”.

PARMENIDE

Parmenide Parmenide e Zenone trattano entrambi della compattezza e dell’indivisibilità di ciò che esiste, anche se composto di più parti. “Quando qualcosa esiste, sta in se stessa, identica a se stessa e in tal modo vi rimane radicata, perché la dura necessità la tiene ferma nei legami del confine che la rinserra da ogni parte…Dato che ogni cosa esistente ha un limite ultimo, ecco che viene ad essere compiuta da ogni lato, paragonabile al volume di una ben rotonda sfera…

EMPEDOCLE

La scritta nel dipinto riporta le parole di Empedocle: “Non vi è nascita alcuna delle cose mortali, né termine di morte funesta, ma solo mescersi e dissolversi di sostanze commiste…” E’ uno dei frammenti rimastici del suo poema “Sulla natura”. La dottrina di Empedocle afferma l’esistenza di quattro elementi corporei (fuoco, acqua, aria e terra) che sono eterni e che possono cambiare solo nelle quantità e nelle dimensioni a seconda che si uniscano o si separino per opera della Concordia o della Discordia.

ANASSAGORA

Il colore giallo dominante nel dipinto è in memoria del processo in cui incorse Anassagora, accusato di empietà, per avere detto che il sole è una massa incandescente. “… tutte le altre cose partecipano di tutto; la Mente invece, è infinita e autonoma e non si mescola a nulla, ma è sola chiusa in se stessa…Perché essa è la più sottile e la più pura tra le cose: ha perfetta conoscenza di tutto e il supremo dominio di tutto e per quante cose abbiano esistenza, grandi o piccole che siano , su tutte ha potere la Mente…”

DEMOCRITO

Demcrito proponeva nella “Grande Cosmologia” una dottrina sui principi di tutte le cose: gli atomi e il vuoto. Affermava: ” Gli atomi sono infiniti nella grandezza e nel numero e si muovono nel cosmo girando vorticosamente: è così che si generano tutti gli aggregati, e cioè fuoco, aria, acqua e terra”

Ci si può domandare che cosa sarebbe cambiato, se questo complesso di opere avesse avuto altri titoli e se le scritte fossero rimaste indecifrate e avessero mantenuto soltanto il loro peso grafico . Sarebbe cambiato molto poco, rispetto alla validità delle opere stesse. Il linguaggio di Petros ha sempre avuto come tema sostanze che si modificano, che si attraggono e si respingomno nel loro palpito vitale. Tuttavia, il fatto di averci riproposto quelle tematiche filosofiche, che stanno alle radici della nostra cultura di occidentali, rende queste opere più preziose e pregne di reminescenze. Perciò siamo riconoscentoi a Petros per quanto nei suoi quadri ci ha fatto trovare e ritrovare.