Introduzione “Petros Opera Grafica – Volos 2006” 

Desideri e sensazioni
Ho portato all’arte – pochi e indefiniti
Visi o delineamenti di amori irrealizzati
Un po’ di incerti ricordi

Le rime di Kavafis mi tornano alla mente mentre guardo le quattordici linogravures che Petros, preso da una sacra esaltazione, al limite del parossismo, ha creato in meno di due mesi di intenso lavoro (dicembre 2005 / gennaio 2006). Una produzione capace di sintetizzare i ricordi di un’intera vita.

Scrivo questo testo, non perche mi considero un critico d’arte, ma perché mi sento un po’ responsabile di questo parossismo. La mia collaborazione con Petros in quest’ ultimo anno per organizzare una mostra di sue opere grafiche al Centro de Chirico di Volos, penso abbia svegliato dentro di lui l’ Istro creativo.

Petros è uno dei pochi artisti della nostra epoca che insieme alla pittura ha dedicato gran parte della sua vita all’arte grafica. Già studente al Politecnico di Atene, vince quattro premi in xilografia e calcografia, e ottiene la cattedra di grafica nella stessa Università dopo la morte del suo maestro Giovanni Kefalinos. Monumentale è la sua raccolta “Chimere” (1970/72) composta da quindici xilografie incise con bulini su legno di bosso.

Ora, dopo trent’anni, riprende in mano i bulini per incidere, non più sul legno, ma sul linoleum, una nuova serie di gravures. Tramite il raffinato lavoro del bulino sul linoleum, dove con punti e linee riversa le idee, Petros unisce al dono della genialità una profonda sapienza tecnica che gli consente di riprodurre ciò che la sua fantasia vulcanica ha già creato incorporeo nella mente.

Manos Hatzidakis, il grande maestro di musica e di vita che ho avuto la fortuna di avere, mi diceva: ” Niko mio, l’arte senza la tecnica non creerà mai un chef d’oeuvre, un ‘opera sublime. L’idea resta arida nella mente, se non hai la giusta tecnica per esprimerla, o si sperpera stupidamente da parte di quelli che usano una tecnica senza possederla realmente. Considerami un bravo artigiano di musica. Niente di più! Se qualche volta riesco a realizzare qualcosa di speciale, l’ispirazione nasce da varie fonti. Io mi sento tre volte felice, se con enorme lavoro riesco a tradurla”.
Sagge parole e grande umiltà, da una delle più importanti personalità nate nel secolo scorso in Grecia.

Petros è così. Gli è dato il dono della genialità e possiede ll knowhow della realizzazione. Mi sono dilungato su questo tema, perché in verità penso che il maggiore problema dell’arte moderna sia l’indifferenza degli artisti di fronte all’acquisizione della tecnica. Conosco tanti artigiani capaci di creare autentiche opere d’arte, ma tanti artisti che non ne sono in grado.
Ploritis, a proposito del poeta Solomos, diceva:”La nobiltà delle parole dipende dall’arte con la quale le usiamo.”

Possiamo dividere quest’opera grafica di Petros, in due grandi gruppi: il primo composto di cinque incisioni e il secondo di otto, con un’ultima isolata, quale “epilogomeno”. Queste opere derivano dalle grandi opere pittoriche di Petros dell’ultimo ventennio. Il primo gruppo proviene direttamente dalle sensuali, erotiche direi, forme femminili delle Sirene Cosmiche e Musicisti Extraterrestri del 1996/97. Il secondo da un’esperienza più antica, quella delle opere dedicate a de Chirico del 1991, lasciate da parte ma non dimenticate da Petros. Infatti, ricordi di una Grecia rivisitata dal grande maestro e amico di Petros, colonne, templi e manichini dechirichiani si trovano nelle opere del ’97 ( Oltre il paesaggio) e del ’99 (Il segreto dell’esistere) dai titoli originali in lingua greca, ma sono nei grandi quadri dedicati a de Chirico esposti nel 2005 per la prima volta a Volos che si trovano le idee genitrici di questo secondo gruppo. Sono i due mondi di Petros: quello mitologico, preistorico, femminile, fluido, dal movimento eterno delle sirene e quello greco, maschile, ordinato nella perfetta organizzazione della polis. L’oscura magia del Paganesimo e la solare Filosofia che tenta di illuminare ogni ombra. Petros riempie lo spazio fino all’esagerazione. Il disegno cerca di uscire dai limiti. Templi, colonne, soli, comete, forme femminili, manichini maschili, quadrupedi, uccelli ed elementi naturali si amalgamano in una cascata di idee. L’ SN XII, può essere considerato un punto di incontro di questi due gruppi, dove coesistono i due mondi suddetti. L’intensità dell’incisione porta alla dominanza del bianco (SN VII, SN X).

Nella prima incisione, forme umane, quadrupedi ed uccelli palpitano in un ambiente liquido come in un pacifico paradiso preistorico. Nella seconda, ancora quel ambiente acquatico in cui domina una grande sensuale Sirena Cosmica. La forza dell’incisione produce qui un’intensa drammaticità. La terza ci porta nel mondo dell’esperienza dechirichiana. Una colonna-manichino contornata da edifici, una cometa, un orologio, triangoli, cerchi, una bussola, creano una città fantastica. Nella quarta le forme –manichini si moltiplicano, gli edifici si prolungano in colonne, un sole stramente in basso illumina le onde di una tempesta marina. Nella quinta non ci sono più richiami ad esseri viventi: Una colonna centrale domina su elementi architettonici, rovine prodotte dal terribile dio tellurico Egelado. Dalla catastrofe che tutto ha distrutto, rimane soltanto un ricordo antico greco, nel centro di un mondo che non esiste più. La sesta, più geometrica delle precedenti, è anche la più gioiosa. Tante figure si muovono in amicizia; aquiloni volano nell’aria o restano ancora nelle loro mani. Un sole luminoso rimane chiuso in un edificio nell’ angolo inferiore dell’opera, quasi a proteggerlo dalla turbolenza dei disegni geometrici, quasi ad imprigionarlo perché non fugga e si perda. Nella settima ritroviamo le forme celesti delle Sirene Cosmiche avviluppate in un abbraccio erotico. Nell’ ottava ancora la colonna dominante nel centro, ma tutt’ intorno, dalle rovine sono sorti nuovi edifici, tra cui si trovano figure umane e un sole che finalmente si erge in alto. Di fronte alla colonna una forma femminile seduta regge un bambino in grembo e ricorda la Vergine. Questo nuovo ordine è il mondo cristiano? Nella nona torniamo nel mondo delle Sirene erotiche. Queste antichissime forme femminili, apatride, fluide in uno spazio fluido, esseri extra-terrestri primordiali che hanno tanto suggestionato ed ispirato Petros. La decima è un gioco geometrico, una cellula geometrica, un cristallo, un minerale visto attraverso un microscopio. Siamo al centro dell’Essere? Nell’ undicesima le Sirene Extraterrestri si vivificano in una danza tribale per far rinascere il ricordo perduto di quel mondo distrutto. Infatti nella dodicesima quel mondo rivive: gli statici manichini hanno preso le curve sensuali delle Sirene. I due mondi si sono fusi. La tredicesima ricorda il gioco geometrico della decima, ma qui gli angoli si sono incurvati. Le linee trasparenti dei cristalli diventano forme umane, e per la prima volta compare la scrittura: lettere greche incise al centro dell’opera. Il centro dell’Essere inizia a creare. “Entelechia,” il terzo mondo di Petros.

Non posso concludere senza dire due parole sull’ultima gravure: una grande Gorgona nel mare sotto un cielo drammatico. Mi ricorda il testo di Kazantzakis nel “Capitan Michalis”. “Era la Gorgona, la sorella di Alessandro il Grande, che si doleva e scatenava le tempeste del mare”. Nella recente mitologia greca, la Gorgona (sirena) è la sorella di Alessandro che ferma le navi e chiede ai marinai: ”Vive il re Alessandro?” Guai se gli rispondono negativamente. Fa scoppiare rovinose tempeste….

Questi sono i desideri e le sensazioni che Petros ci ha portato qui. Il ricordo di una Grecia antica, impressioni dechirichiane e le forme femminile extraterrestri che fanno nascere e rinascere il mondo, una forza eterna che tiene il segreto della Creazione. E sceglie il linoleum come matrice del suo ultimo lavoro. Materiale più morbido del legno ma con resa più drammatica nella stampa.Anche la scelta del colore, marrone su fondo ocra, sottolinea che di ricordi si tratta, sfumati ma presenti come una serie di vecchie foto color seppia, che gli danno l’opportunità di giungere a nuove frontiere di espressione. Frontiere che non chiudono lo spazio ma gli aprono nuovi orizzonti.
Perché come dice Eraclito: “per quanto tu cammini, non troverai mai i confini della tua anima”.
Milano, Febraio 2006 Nikolaos Velissiotis

P.S.
Questa raccolta è dedicata a due persone che amano particolarmente Petros: una accanto a lui qui in terra l’ altra in cielo