PETROS E LE OLIMPICHE DI PINDARO – ATENE 2004

In occasione delle Olimpiadi del 2004 in Atene, Petros ha voluto tornare alle origini e ”rivisitare” le ”Olimpiche” di Pindaro.

Quando mi ha proposto di accompagnare con alcune delle parole stesse di Pindaro, le sue splendide immagini, che ripropongono, con sovrapposizioni e lacerazioni un passato di misteriosa bellezza, si sono poste due possibilità: o ripresentare le quattordici “Olimpiche” per esteso che avrebbe significato lasciare nella totale oscurità la maggior parte dei lettori oppure riportare soltanto alcune frasi delle più accessibili, insieme alla rivisitazione dei miti, che tanta parte hanno nella struttura dell’ode pindarica.

La seconda alternativa è quella che qui presentiamo, a cui è necessaria una premessa.

Pindaro, universalmente riconosciuto come il più grande poeta lirico della Grecia antica, è in realtà una dei poeti meno conosciuti, a causa dell ’indiscussa difficoltà interpretativa. Infatti i suoi ”Epinici”, ovvero canti per le vittorie riportate nelle gare sportive, non erano stati concepiti per la lettura. L’elemento musicale (oggi perduto) aveva un’importanza sostanziale: gesto e parola cantata, ritmo musicale e mobilità coreografica, musica, poesia, danza, formavano un tutto unico, inscindibile.

E ’ ovvio perciò, che di fronte al testo tramandatoci, occorre compiere lo stesso sforzo immaginativo di quando, ci si trova dinnanzi ai ruderi di un tempio.

Tuttavia il passato, proprio nella sua mutilazione, conserva il fascino delle cose intuite, e non spiegate razionalmente. Lo stesso fascino che emanano le ”rivisitazioni ” di Petros, che non devono essere spiegate, ma che vanno intuite.

Questa pubblicazione testimonia l’eccezionale incontro di due artisti greci, separati da un arco di duemilacinquecento anni, in occasione di un avvenimento che ancora riesce a unire i popoli.

I giochi sportivi erano la principale istituzione capace di legare l’antica Grecia in un vincolo comune. Tutte le ostilità venivano interrotte.

Questo spirito, tramandato fino ai giorni nostri, si ripropone in un mondo diventato tanto più grande. La fiaccola resta un monito di attenzione alle incredibili capacità del corpo umano, dimora temporanea di quell’anima che come Socrate riteneva ”con una certa ragione di poter sperare ” continuerà ad esistere, per capire.

Piera Gatta

 

 

 

 

 

 

Catalogo “Petros e le Olimpiche di Pindaro” Edizioni D’Arte Salea – 2004

I 14 componimenti scritti per i vincitori dei giochi in onore di Zeus:

Olimpica I: Per Ierone di Siracusa vincitore nella gara del corsiero (celete);
Olimpica II: A Terone di Agrigento vincitore nella corsa dei carri;
Olimpica III: Ancora per Terone di Agrigento vincitore col carro in occasione delle Teoxenie;
Olimpica IV: A Psaumida di Kamarina vincitore con i cavalli;
Olimpica V: Allo stesso Psaumida vincitore colla quadriga, col carro da mule e nella gara del corsiero;
Olimpica VI: Per Agesia di Siracusa vincitore con il carro da mule;
Olimpica VII: Per Diagora di Rodi pugile;
Olimpica VIII: Ad Alcimedonte di Egina giovine lottatore;
Olimpica IX: A Efarmosto d’Opunte lottatore;
Olimpica X: Ad Agesidamo di Locri Epizefirio fanciullo pugile;
Olimpica XI: Allo stesso Agesidamo Epizefirio fanciullo pugile;
Olimpica XII: A Ergotele imerese vincitore nello stadio lungo;
Olimpica XIII: A Senofonte di Corinto, corridore dello stadio, vincitore nella corsa e nel pentatlo;
Olimpica XIV: A Asopico di Orcomeno vincitore nello stadio.

 

PINDAROTIS

PINDAROTIS olio su tela 201 x 13o cm 2003