PETROS ANABASIS

“ANABASI BLU” 140 X 98 olio su tela 1996

 

MOSTRA “PETROS ANABASI” INAHUB MILANO – 6 MAGGIO 2017 – INTERVENTO INTRODUTTIVO SU “ANABASI E PETROS” DI ALDO PIROLA

La mostra che andiamo ad inaugurare oggi contiene nel suo titolo il termine greco “Anabasi”. Si tratta di una parola molto antica, di una parola storica, che però viene ancora usata nella lingua moderna e corrisponde al termine italiano “ salita, ascensione“. Morfologicamente la parola è composta da due parti: la preposizione “anà” (avanti /in avanti) e il termine “basi” (il camminare) e ricalca, come modello, il vocabolo italiano “procedere”.
Trattandosi di una parola molto antica è evidente che nel corso della sua lunga vita abbia cambiato più volte significato . Facciamo a questo punto un passo indietro. Ho incontrato per la prima volta questo termine al liceo classico , quando abbiamo letto alcuni brani di un’antologia dell’Anabasi di Senofonte.
Mi sembra importante una contestualizzazione storica: nell’impero persiano, attorno al 400 a.C. , scoppia un conflitto dinastico, ovvero una guerra civile . Il trono dell’imperatore Artaserse II viene insidiato dal fratello minore, Ciro , detto” il giovane”, che raccoglie attorno a sé un esercito di mercenari e marcia contro il fratello. Tra questi mercenari si trovano circa diecimila Greci fra i quali anche Senofonte. In questa prima parte della vicenda i mercenari greci , per raggiungere l’armata di Ciro , partono dalla costa orientale dell’Egeo e salgono verso le montagne sottoponendosi ad una salita faticosa verso l’interno dell’Anatolia . Questa salita si svolge in un clima di entusiasmo da parte di truppe altamente motivate dal desiderio di vittoria ,di gloria e di ricchi bottini . Il termine “Anabasi”, quindi , ha un’accezione molto positiva. La guerra procede e raggiunge la sua fase finale nella piana del Tigri e dell’Eufrate dove i due eserciti si scontrano a Cunaxa, non lontano da Babilonia. La fortuna arride all’armata di Ciro, ma questi perde la vita nello scontro. Con la sua morte, tutta la contesa dinastica si dissolve e la guerra non ha più ragion d’essere. A questo punto però la posizione dei mercenari greci diventa difficilissima: viene meno il quadro politico che giustifica la loro presenza in Mesopotamia! Si ritrovano circondati da popolazioni ostili che li considerano dei nemici, degli invasori, degli intrusi quando non delle prede. Per sopravvivere bisogna assolutamente aggiungere l’insediamento greco più vicino: Trapezunte, lungo le coste del mar Nero ma, per arrivarci , bisogna attraversare a piedi le montagne impervie e selvagge dell’Armenia . Nessuno però è in grado di assumere il comando e la responsabilità dell’impresa. La scelta cade su Senofonte che non è un militare, ma uno scrittore, uno storico o, se vogliamo, un cronista il quale si fa coraggio e accetta il compito .
Le condizioni della ritirata sono terribili . Gli attacchi delle tribù locali sono all’ordine del giorno . L’inverno sulle montagne armene è durissimo. La neve ricopre tutto: ci sono soldati che subiscono gravi danni alla retina per via dell’abbacinamento da neve o che si ritrovano le dita dei piedi congelati e uccisi dalla cancrena. Dopo vicissitudini inenarrabili, finalmente i superstiti raggiungono il mare al termine di un’Anabasi , ben diversa da quella della prima parte. In questo caso si tratta di una salita terribile, in condizioni disperate e non certo motivata da sete di gloria o di bottino.

Nel caso della mostra che andiamo ad inaugurare, il termine Anabasi sta ad indicare il percorso, la ricerca costante e faticosa da parte di Petros verso una dimensione di autenticità grazie alla cultura greca. Le opere esposte esprimono la luminosità, il colore, la natura del mondo greco ma , soprattutto, la sua concezione del mondo e delle cose espressa attraverso il mito, la cui modalità narrativa – complessa, intricata, interpretabile – rappresenta, per così dire, l’antenata del pensiero filosofico .

Concludo con un citazione tratta dal catalogo pubblicato da Carlo Franza in occasione della mostra tenutasi a Lecce nel 2001: “ Anabasis sta per ritorno alle origini, inno alla Grecia, alla Magna Grecia che lambì i lidi d’Italia, della Spagna e del Mar Nero, devozione ad una concezione del mondo e delle cose, effervescente e surrealista, che non disdegna pur nella classicità e nel bizantinismo, una fede più primitiva, mistica e romantica”.

                                                                                                                                               Aldo Pirola

 

“ANABASIS” PETROS – FONDAZIONE MEMMO LECCE – TEXNOPOLIS ATENE – PALAZZO SPERLARI DI CREMONA – 2001

E’ di aprile-maggio 2001 la mostra ANABASI, presso la Fondazione Memmo di Lecce M.I.M.A.C., del giugno 2001 pressola Texnopolis di Atene e del ottobre-novembre 2001 presso il Palazzo Sperlari di Cremona. La mostra curata da Carlo Franza, con  testi critici di Roberto Sanesi, Benvenuto Guerra e Vanni Scheiwiller e poesie di Ritsos, Raffaele Carrieri e Petros.

“Anabasis” la via giusta che porta al sogno e all’inconscio, a quella soffusa trasparenza di cicli lontani, a una notte dello spirito che annulli le parvenze delle cose e le distanze”

                                                                                                                              Carlo Franza – 2001

 

“ANABASI DI SAINT-JOHN PERSE E PETROS” – GALLERIA D’ARTE NICCOLI DI PARMA -1993

E’ del maggio 1993 la mostra ANABASI di Saint-John Perse e Petros, presso la Galleria d’Arte Niccoli di Parma, in cui è stata presentata l’edizione di EDI.ARTES, a tirtatura limitata a 40 esemplari, contenenti ciascuno un’incisione di Petros a vernice molle acquarellata “ANABASI” unitamente al poemetto “ANABASI” del premio Nobel francese Saint-John Perse.

La presentazione della mostra, in cui sono state esposte l’incisione “ANABASI” e le 6 tecniche miste inserte nella tiratura esclusiva di 10 copie numerate da I a X, è stata curata da Roberto Sanesi.

Il lungo viaggio rapsodicamente narrato, metafora di una faticosa e orgogliosa ricerca verso la conoscenza, e i vari <<episodi>> della marcia attraverso luoghi deserti, dei progetti di fondazione, degli onori riservati al principe-guerriero, del desiderio inesausto di altri confini, tutto è risolto da Petros in un’immagine dove la suggestione convulsa e frammentaria degli oggetti nominati e sognati, con i loro riverberi preziosi ed enigmatici, si addensa in toni ombrosi, crepuscolari, desertici. Con una libertà interpretativa capace di riflettere il senso letterale del testo e i suoi risvolti attuali.

                                                                                                                                         Roberto Sanesi